sabato 5 marzo 2016

Ostiense 1944, dal cielo piovono bombe


Le incursioni aeree delle forze alleate del 3 e del 7 marzo 1944 che colpirono i quartieri dell’Ostiense e della Garbatella
Tratto da coreonline.it

Sono trascorsi settantadue anni da quando il suono sinistro delle sirene preannunciò l’inizio dei bombardamenti che colpirono pesantemente i quartieri dell’Ostiense e della Garbatella.
Giunta ormai al settimo mese d’occupazione, la Capitale era stretta nella morsa della fame e delle violenze dei nazifascisti, mentre dalle parti di Cassino ed Anzio le truppe alleate non sembravano ancora in grado di scardinare le armate di Kesserling, sempre più asserragliate a difesa del fronte meridionale. Fu proprio in quel contesto che gli anglo americani, optarono per una soluzione più radicale. L’operazione “Strangle” (dall’inglese “strangolare”) si pose come obiettivo quello di tagliare le vie di comunicazioni ferroviarie, attraverso le quali, dal nord Italia, l’esercito tedesco veniva rifornito dalle retrovie. Una tattica che sarebbe risultata vincente, in quanto facilitò l’avanzata delle truppe alleate nei dieci giorni successivi, ma che, avendo come obiettivo gli scali ferroviari più importanti, non poté evitare attacchi aerei all’interno della città: il prezzo lo avrebbero pagato centinaia di cittadini innocenti.

Alle ore 11 del 3 marzo, caddero le prime bombe sugli scali ferroviari del Tiburtino e dell’Ostiense, triste anticipazione dell’incursione aerea che avvenne quattro giorni dopo. L’attacco alla stazione Ostiense, infatti, si dimostrò tragicamente impreciso, andando a colpire complessi industriali, luoghi di culto e abitazioni civili. Nel giro di pochi minuti il paesaggio intorno a Porta San Paolo divenne apocalittico. Andò distrutta una parte delle mura Aureliane e subirono danni la Piramide Cestia ed alcuni loculi del cimitero acattolico. Lungo la via Ostiense crollarono sei palazzine, mentre un incendio divampò all’interno dei vicini Mercati Generali. Furono colpite seriamente anche la parrocchia di San Benedetto e la tipografia della casa editrice “Atena” in via del Gazometro. La drammaticità dell’evento fu risentita anche all’interno del Vaticano. Lo stesso giorno, Pio XII (Papa Pacelli) avrebbe dovuto celebrare il quinto anniversario del suo mandato. La cerimonia non ebbe luogo per il rifiuto dello stesso Pontefice. Nella confusione più totale, la stampa romana stimò le prime cifre del disastro in almeno seicento morti e diecimila senza tetto, comprendendo anche l’attacco dello scalo Tiburtino. Somme in un primo tempo solo ipotizzate, ma che trovarono poi conferma nei mesi successivi alla liberazione della città.


L’incubo però non era finito. La mattina del 7 marzo scattò un nuovo allarme aereo: obiettivo dell’aviazione anglo americana, insieme allo scalo ferroviario di Trastevere, fu ancora la stazione Ostiense. L’attacco si dimostrò un’altra volta impreciso, più di quello precedente. Le bombe caddero su via del Porto Fluviale, via delle Conce; furono distrutti i magazzini “Taburet” in via dei Magazzini Generali e la tipografia “Salomone” in via Pellegrino Matteucci. Solo sfiorata dal bombardamento precedente, anche la Garbatella fu coinvolta nella tragedia. Nella zona degli Alberghi Suburbani, al margine del nucleo abitativo del quartiere dove adesso si estende la Circonvallazione Ostiense, fu centrato il lotto 41 (l’albergo bianco) sede dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Era pieno di bambini, ma per fortuna la maggior parte riuscirono a salvarsi. Non mancarono atti di coraggio e di grande solidarietà umana: un vigile del fuoco riuscì miracolosamente a salvare una bambina di soli due anni, Andreina Proietti; un uomo di chiesa, don Teocle Bianchi, parroco della vicina Santa Galla, si prodigò insieme ai suoi parrocchiani nel prestare soccorso medico e distribuzione dei viveri ai sopravvissuti degli alberghi, delle case di via Pigafetta e di via Girolamo Benzoni.
Nei giorni successivi i bombardamenti si spostarono più ad est, ma per la città e per i romani gli orrori della guerra non erano ancora terminati. Arresti, deportazioni e rastrellamenti di ebrei ed antifascisti continuarono, basti pensare all'eccidio delle Fosse Ardeatine e alla strage di dieci donne al Ponte di Ferro. Fu veramente difficile sopravvivere in quei mesi che ancora mancavano alla liberazione da parte degli alleati, avvenuta il 4 giugno del 1944.

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