Fin dall’antichità quando si
parla di “piazza d’armi” s’intende un luogo predisposto alle esercitazioni
militari, spesso una radura intorno alle fortificazioni, oppure alla raccolta
delle truppe, di solito luoghi che precedevano un imminente attacco o invasione
ai danni dei nemici. Per quanto riguarda Roma e, soprattutto i suoi
innumerevoli invasori, per secoli non ci fu miglior piazza d’armi che la grande
pianura dove ora si estendono il rione Prati e il quartiere Delle Vittorie.
Tanti furono gli eserciti che si accamparono, prima e dopo l’assalto, alle
pendici del monte Mario: dai Goti alle truppe di Carlo Magno, dai
Lanzichenecchi nel 1527 ai francesi fino all’arrivo delle truppe “italiane” nel
settembre del 1870. Da quel momento si poté scrivere con le maiuscole Piazza
d’Armi, almeno fino al 1910 quando il sindaco Nathan decise di collocarla
altrove.
Piazza d’Armi non costituì soltanto
il mero teatro di addestramenti militari ma divenne luogo di grandi eventi e
divertimenti dell’epoca. Già nel 1890 ospitò la troupe del leggendario Buffalo
Bill che dovette faticare non poco di fronte all’abilità dei butteri della
Maremma. Fu in questa vasta radura che si distinsero molti cervelli italiani
legati allo studio dell’aerostatica, come il capitano Moris e il tenente Del
Fabbro, i primi a dirigere un areostato “libero” nel 1894. Nel giugno del 1905
decollò gloriosamente da Piazza d’Armi l’aerostave di Vittorio C. di
Montezemolo mentre due anni dopo il volo del capitano Ulivelli si concluse con
la sua tragica morte, ricordata da una lapide sulla via Cassia. L’anno successivo, 24
maggio 1908, suscitò grande clamore l’arrivo dell'aviere francese Leone
Delagrange. Molti pagarono il biglietto per vedere volare un aeroplano ma il suo
mezzo non si alzò mai da terra. Insultato e deriso dagli spettatori che si
ritennero presi in giro dallo stravagante francese (non lo risparmiò neanche il sor Capanna), il Delagrange si rifarà un
paio di mesi dopo a Torino, con un volo di oltre trecento metri.
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