Luglio 1919: nell’estate calda
del “biennio rosso” un gruppo di ex Arditi guidati dall’antifascista Argo
Secondari attacca senza successo il forte di Pietralata. Un gesto eroico
spacciato per complotto golpista.
Che fosse un’estate “calda”,
quella del 1919, la popolazione lo aveva già compreso da mesi e nonostante gli
orrori del primo conflitto mondiale si stessero allontanando, molte famiglie continuarono
a vivere di stenti. Non ci furono solo dimostrazioni “politiche” ad animare le
piazze italiane ma si protestò anche per il pane e contro il carovita.
Il 1919 fu anche l’anno della
smobilitazione definitiva dell’esercito regio. Per molti combattenti iniziò un
dramma, quello del reinserimento nella vita sociale. Non per tutti, però. Argo
Secondari, romano, tra i primi a far parte del corpo speciale degli Arditi nel
1917, si fece ben presto sprezzante nei confronti dei neonati Fasci di
Combattimento in cui confluirono diversi suoi compagni di reparto. Nel ’19 però
Secondari non aveva ancora fondato la formazione antifascista degli Arditi del
Popolo (costituitasi poi nel giungo del 1921) ma insieme ad altri ex Arditi cominciò
a muoversi “controcorrente”. Uno degli episodi più eclatanti che lo vide in
prima linea fu l’assalto al forte di Pietralata, l’odierna caserma Gandin,
costruito intorno al 1885 assieme alle altre quattordici fortificazioni
edificate intorno alla Capitale per difendersi da eventuali attacchi francesi. L’attacco
al forte non riuscì e Secondari dovette fuggire a nord. Molti dei suoi compagni
furono arrestati.
Tra le discordanze storiche, che
si aggirano attorno a questo episodio, due sembrano prevalere. La prima, quella
riportata dalla stampa dell’epoca, ricostruisce l’assalto al forte come un'anticipazione dell'imminente colpo di stato a cui, appunto, avrebbe fatto seguito un secondo
assalto al Parlamento. Di fronte al fallimento, fu facile ridurre l’azione a un
“complotto” da operetta. Alla deviante e troppo riduttiva interpretazione che
ovviamente trovò largo consenso nel ventennio che seguì, alcune recenti ricostruzioni biografiche
proprio su Argo Secondari hanno messo in luce aspetti più credibili. Sicuramente
l’assalto mirava all’appropriazione di armi e munizioni da parte degli Arditi
ma trasformare l’azione in golpe appare un’esagerazione lampante, oltre che
cercata. Secondo l’autorevole ricostruzione di Pino Cacucci in “Ribelli!” l’assalto
messo in atto da Secondari doveva avere risvolti completamente diversi: convincere
buona parte dei soldati del 17° reparto d’assalto stanziati al forte di
Pietralata (tra cui, appunto, molti ex Arditi) ad unirsi ai moti popolari già
in atto per le strade di Roma. È sempre Cacucci a sostenere che il Secondari
avesse in mente un’altra azione eclatante: l’occupazione, armi in pugno, dei
Mercati Generali e la conseguente distribuzione di viveri alla popolazione
ridotta sempre più in povertà. Letta sotto questa ottica, la figura di Argo
Secondari, che dopo l’impresa di Fiume dedicò tutto se stesso alla lotta
antifascista, andrebbe rivalutata e le menzogne sulla sua persona messe al
bando una volta per tutte.
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