Articolo tratto da coreonline.it
Tra storia, mito e tradizioni popolari: le “visioni” di Annibale e San Pietro presso il II miglio della “regina viarum”
Studiare la storia dell’Appia Antica significa tuffarsi in un passato che varia dalla Roma Repubblicana fino all’epoca medievale. Dietro mausolei, templi, catacombe si celano le testimonianze di epoche lontane ma anche di leggende, credenze e tradizioni popolari che, alla pari degli eventi storiograficamente accertati, hanno lasciato un segno nel nostro passato. Un esempio ci è fornito da due “casi” molto simili tra loro, avvenuti in epoche diverse ma sul medesimo luogo: le “visioni” del grande condottiero cartaginese Annibale Barca e dell’apostolo Pietro. Entrambe ebbero presumibilmente luogo presso il II miglio dell’antica via Appia, il tratto che dalla chiesa del Domine Quo Vadis? giunge fino al mausoleo di Romolo, figlio di Massenzio.
Come è noto Annibale guidò le truppe cartaginesi durante la Seconda Guerra Punica (218-202 a.C.). Luigi Canina, nel suo “La prima parte della via Appia” (1853) , nel capitolo riguardante la Aedicula Rediculi, tratta della leggenda che riguarda l’eroe cartaginese. Riprendendo alcuni passi, risalenti al IV secolo, di Rufio Festo, si narra di Annibale che, giunto alle porte di Roma nei pressi della via Appia, pur trovandosi in condizioni favorevoli all’attacco, rinunziò all’offensiva. A farlo desistere fu la terribile apparizione del dio Redicolo (una divinità che proteggeva il ritorno ai romani che lasciavano la città) che lo impaurì tanto da spingerlo alla ritirata. La leggenda vuole anche che, negli anni a venire, in quel luogo sorgesse il tempio di questa divinità, eretto, per dirla come il De’ Ficoroni, “in disprezzo d’Annibale Cartaginese che senza profitto venuto col suo esercito a tre miglia vicino a Roma , se ne ritornò in dietro” (“Le vestigia e rarità di Roma Antica” Francesco De’ Ficoroni, 1744). Ancora oggi non è certa la collocazione del tempietto che, per alcuni storici (come l’archeologo Lorenzo Quilici in “Antichità della campagna romana” 1987), potrebbe coincidere con il sepolcro di Annia Regillia, situato nella vicinissima via della Caffarella. Ma già Famiano Nardini, nella sua “Roma Antica” (1818), mette in dubbio tale ubicazione, chiamando in causa un’altra antica testimonianza, quella di Plinio, che individua la Aedicula Rediculi a due miglia da Porta Capena sul lato destro dell’Appia (e non sinistro, come la tomba di Annia Regillia).
In realtà quelle impronte dovrebbero ricondursi a un ex voto proveniente da uno degli innumerevoli santuari della zona e, perché no, dedicato al dio del “buon ritorno” per un viaggio andato a buon fine. Verrebbe da dire che il fantomatico dio Redicolo, oltre a farsi beffe del temibile Annibale, abbia riservato un brutto scherzo anche a Gesù e al suo più illustre apostolo Pietro.
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