martedì 23 giugno 2015

Alla scoperta dell’antica via Ardeatina


via Ardeatina

Tratto da coreonline.it.

Un’indagine sull’antico tracciato della via romana attraverso le ricerche di diversi studiosi nel corso dell’800

Dopo i recenti ritrovamenti di un antico basolato nell’area della Cecchignola si è tornati a parlare dell’antica via Ardeatina. Che si tratti effettivamente dell’antica via romana, che per circa quaranta chilometri conduce alla leggendaria città di Ardea, è ancora da confermare, così come resta tuttora sconosciuta l’origine di questa strada che si ritiene essere antica quanto la sua “vicina”, la via Appia. Infatti, se della più “fortunata” regina viarum sappiamo molto, altrettanto non può dirsi dell’antica Ardeatina, vero e proprio cruccio di storici, archeologi e topografi che, da secoli, cercano di ricostruirne la storia. Una questione, su tutte, è rimasta irrisolta: individuare il tracciato “urbano”, primordiale, che dalle porte della città eterna conduceva alle campagne sudorientali ora occupate dai nostri quartieri.

domine quo vadis via ardeatinaL’odierna Ardeatina origina tra il I e il II miglio dell’Appia Antica, laddove si erge la chiesa del "Domine Quo Vadis?", risalente al IX secolo d.C.. Una collocazione topografica da sempre messa in dubbio dagli esperti. Individuare il tratto iniziale dell’Ardeatina rappresenta un dilemma, sia per le fonti incerte (non si conosce esattamente la data di costruzione) sia perché del tracciato “cittadino” è rimasto veramente poco, forse nulla, mentre innumerevoli tracce se ne riscontrano ancora oggi lungo il percorso che separa la nostra città da Ardea. Seppur considerata di minor importanza, anche per la sua breve percorrenza rispetto alle altre vie consolari romane, si ipotizza che l’Ardeatina risalga all’età pre-repubblicana, in virtù degli stretti rapporti commerciali che i romani intrattenevano con il popolo dei Rutuli che dominarono le coste meridionali del Lazio almeno fino al II secolo a.C.. Dalle ricerche di inizio ’600 dell’archeologo Antonio Bosio a quelle ottocentesche dell’architetto Luigi Canina e del geofisico Michele Stefano De Rossi, tutti concordarono che l’Ardeatina avrebbe dovuto necessariamente originare dalla cinta muraria dell’epoca, le antiche  Mura Serviane. Ed è proprio su tale questione che nacque una sorta di dibattito ancora oggi senza soluzione.
Porta_NaeviaIl mistero sull’origine dell’Ardeatina potrebbe essere nato da un equivoco. Secondo la maggior parte degli storici una delle fonti più antiche in cui la strada viene nominata risale al IV d.C. nel “Retricibus” di Rufio Festo. Riprendendo Catone il Censore, Festo indicò la via Ardeatina nella zona delle sorgenti delle Retrici, quindi alla sinistra (e non alla destra) dell’Appia Antica e in prossimità delle vie Latina e Asinara. Per secoli i topografi romani hanno basato le loro ricerche su tale impostazione. Lo stesso Canina, nella sua analisi “Sulla prima parte dell’Appia Antica” del 1853, non esclude che la via uscisse dalle mura Serviane più a nord dell’Appia e di Porta Capena (che sorgeva alle spalle delle Terme di Caracalla) e che si intrecciasse con essa nel punto che oggi noi conosciamo. Una versione difficile da sconfessare, ma anche da confermare.
via ardeatinaBen diversa e altrettanto interessante la tesi avanzata da M.S. De Rossi nel suo contributo in “Roma Sotterranea” del 1867, nel quale il geofisico e sismologo romano ipotizza che l’antico tracciato ardeatino originasse da un’altra uscita più a sud della Porta Capena e cioè da Porta Nevia, o Naevia. Questa porta doveva trovarsi sul “piccolo Aventino”, non distante dalla chiesa di S.Balbina, anche se ricerche più recenti ne ipotizzano una collocazione più vicina all’attuale via Cristoforo Colombo, conseguentemente scomparsa con la costruzione del Bastione Sangallo, eretto nel XVI secolo (Lucrezia Spera in “Il paesaggio suburbano di Roma dall’antichità al Medioevo”). Il percorso potrebbe essere di immediata intuizione: basta seguire orientativamente l’odierna via di Porta Ardeatina per giungere nella valle dell’Almone, altezza via Ardeatinavicolo della Travicella, per poi riprendere il suo percorso parallelo alla Appia Antica. Il Canina forse ignorò la possibile continuità tra il sito della scomparsa Porta Nevia e la “posterula” Ardeatina, o di Vigna Casali, delle Mura Aureliane, dove inoltre può ancora riscontrarvisi qualche metro di un antico basolato adiacente all’attuale ambasciata tedesca, villa Almone. Che sia proprio la via Ardeatina è probabile, anche se nelle ricerche della suddetta archeologa Lucrezia Spera, sembra invece che si tratti di una strada minore, di collegamento con la vicina via Appia, forse il Clivus Martis. Difficile trovare ulteriori conferme, anche perché il tratto “urbano” della vecchia via, e la stessa Porta Ardeatina, caddero probabilmente in disuso già durante la fase imperiale. Ipotesi questa riscontrabile nell’opera postuma “Roma sotterranea” (1659) di Antonio Bosio che chiama in causa diversi “atti de’ martiri”, nei quali la via Ardeatina risulterebbe già contigua alla via Appia, presso il bivio che ancora oggi ne caratterizza il tratto iniziale. È possibile che non sapremo mai la vera origine di questa antica via. Molto probabilmente, le risposte che Bosio, Canina e De Rossi cercarono nei loro instancabili studi, sono state definitivamente sepolte dalla storia recente, molto meno attenta e curiosa verso il proprio passato
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